Ma Tuscania è una città per tutte le stagioni, e se devo ancora aspettare vari mesi per godere della ricca programmazione culturale estiva, anche in inverno ho trovato un motivo per visitarla.
Domenica, 16 gennaio 2011, festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici e invocato per proteggere dal fuoco di Sant’Antonio: l’Herpes Zoster.
Molte sono le località di cultura contadina che in questo giorno festeggiano e ringraziano per la sua protezione il Santo. Tuscania è una di queste.Domenica, 16 gennaio 2011, festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici e invocato per proteggere dal fuoco di Sant’Antonio: l’Herpes Zoster.
Alla mattina un carretto adornato di fiori, con un alberello, balle di fieno e gabbie con galline, oche e anatre, attraversa le stradine della città medievale partendo dalla Chiesa di Santa Maria del Riposo, dove avrà luogo la benedizione degli animali domestici e di tutti quelli normalmente presenti in una fattoria.
Cani, gatti e asinelli sono infiocchettati e tirati a lustro e vengono condotti al guinzaglio, in braccio o tirati con una corda o un nastro sù e giù per la cittadina.
I cavalli sono ben strigliati e con selle e paramenti decisamente sobri ma con qua e là borchie luccicanti e qualche ornamento. Nella chiesa la celebrazione della Messa permette per questa giornata la partecipazione di alcuni cani, che rimangono tutti molto tranquilli e nelle gabbie vicino all’entrata una gabbia con un gallo e una più grande con un agnellino dallo sguardo mite rappresentano tutti gli altri animali rimasti fuori.
Grandi cesti di verdure tipiche della stagione e del territorio sono l’offerta e il ringraziamento dei contadini e degli allevatori al Santo.
Il corteo con il carro del Santo avanti e il seguito degli animali indietro fa un giro intorno a tutto il borgo medievale, prima di far ritorno alla chiesa e dopo la benedizione solenne si dà il via alla seconda parte dei festeggiamenti. Molto coreografica è la sfilata dei butteri a cavallo: cow boy nostrani delle estese praterie maremmane.
Le festività continuano nel pomeriggio.
Sulla piazza principale vengono fritte in un’enorme padella frittelle di cavolfiore, spolverate con sale o con zucchero e accompagnate da vino paesano, e vengono consumate seduti su balle di fieno disposte un pò dovunque nella grande piazza, mentre musiche popolari e tradizionali accompagnano la degustazione.
Mentre la tradizione di festeggiare sant'Antonio la domenica più vicina al 17 gennaio è di antica tradizione, la sagra della frittella di cavolfiore è molto più recente e non ha più di 40 anni. Rende omaggio a uno dei prodotti tipici della regione e alla volontà di ricostruire e condividere degli abitanti di questo borgo, dopo il terremoto che li colpì nel 1971 e semidistrusse la cittadina.
All’imbrunire un grande fuoco in onore di Sant’Antonio illumina la sera incredibilmente tiepida con una luna che sembra ordinata per l’occasione, e quando finalmente il fuoco si è spento ognuno ha potuto portarsi a casa un tizzone del falò, che proteggerà uomini e animali per tutto l’anno a venire.